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UN MEDITERRANEO DA INTEGRARE NAPOLI

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Un Mediterraneo da integrare
L’Italia e i corridoi euromediterranei di trasporto
Presentazione del volume
Galassia Gutenberg – Expo Napoli – Palazzo dei Congressi
Stazione Marittima – Molo Angioino
Sala Vasco de Gama
18 marzo 2007

Si stanno progettando e realizzando in Italia i collegamenti mediterranei previsti dalla Conferenza di Barcellona? E sono integrati con i corridoi paneuropei? È fondato il rischio che l’Italia resti esclusa dalle direttrici di mobilità dell’Area di Libero Scambio mediterranea? Ma soprattutto, si stanno pensando forme di dialogo con i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo che non si risolvano solo nei rapporti fra le aristocrazie politiche o nell’emergenza boat people?
Di queste !ematiche e della centralità, per il futuro del Paese, dello sviluppo dei corridoi euromediterranei di trasporto si discute nel corso della presentazione di Un mediterraneo da integrare di Francesco Russo, con testo introduttivo del Presidente Romano Prodi, edito per i tipi di Mesogea in collaborazione con la Fondazione Sabir.

Molti i quesiti sollevati dal saggio di Francesco Russo: qual è il sistema multimodale dei trasporti italiano e come è integrato con la rete europea? L’Unione Europea e, al suo interno, l’Italia cosa stanno progettando per i collegamenti mediterranei?
Presentando lo «stato dell’arte» dei documenti ufficiali relativi allo sviluppo delle reti di trasporto in Europa, il testo rileva le inadeguatezze del sistema italiano e illustra alcune ipotesi operative per lo sviluppo di una rete di collegamenti che potrebbe attraversare e contribuire a integrare il Mediterraneo.
Con la fine del colonialismo, l’Europa ha cercato nuove vie per i rapporti con i Paesi del Mediterraneo meridionale, un mare che oggi riafferma la sua posizione strategica nelle relazioni fra vecchio continente, Africa e Asia, e che potrebbe rivelarsi una risorsa fondamentale per la «ripresa» economica in Italia. Ma l’integrazione fra i Paesi del Mediterraneo passa attraverso la realizzazione di una rete di collegamenti fisici.

Francesco Russo, scorrendo le pagine più recenti della storia italiana, propone – quale esemplificazione della congettura – uno snodo significativo del processo di unificazione nazionale: «In Italia, alla fine della seconda guerra mondiale- scrive Francesco Russo nell’Introduzione al suo saggio-, ci si pose il problema dell’integrazione nazionale da realizzare anche con la possibilità del contatto diretto tra gli abitanti delle diverse regioni. Per cui si diede avvio, con Ferrari, al grande processo di ricostruzione ferroviaria e poi, negli anni Cinquanta, con Cova, alla costruzione della rete autostradale. Le grandi reti vennero realizzate in una prospettiva keynesiana senza controllare gli indicatori finanziari, ma con l’attenzione rivolta solo agli indicatori economici e quindi allo sviluppo. Cosi l’integrazione europea si sta realizzando con la costruzione di una grande rete multimodale europea dei trasporti, e si sta cercando di estendere questa rete ai Paesi dell’Est recentemente entrati a far parte dell’Ue».

Lo stesso disagio e lo stesso assunto presenta Romano Prodi nel suo testo. «Il Mediterraneo è ancora periferia del sistema economico mondiale e non è un sistema anche perché le relazioni marittime o aeree tra l’Italia e l’Africa del nord, ad esempio, sono ridicole: pochissimi sono i collegamenti, quelli aerei sono recentissimi e sporadici, e manca persino una tradizione. Si è proprio interrotto un fatto storico, ma che dobbiamo e possiamo ricomporre».
Un fatto storico, gli fa eco Russo, che ha avuto nell’Italia, e soprattutto nel suo Mezzogiorno, un protagonista capace di istaurare con la sponda Sud del Mediterraneo un equilibrio fruttuoso, «quasi mai con l ‘uso delle armi. L’ingegneria dei sistemi idraulici siciliani e la scuola medica salernitana, con l’integrazione delle culture greca, ebraica e araba nel ceppo latino, sono solo due tra gli esempi di integrazione civile. La dalmatica del normanno Re di Sicilia Ruggero Il, portava ricamata la data dell’Egira».

Per Luciano Violante, “ri-urbanizzare” il Mediterraneo è fondamentale anche per limitare il temuto “rischio pol~ico” connesso al potenziale incremento delle relazioni con la sponda Sud del Mediterraneo. «Se c’è sviluppo – sostiene Luciano Violante -, il rischio politico si riduce, perché i governi ad ogni livello – nazionale, regionale e locale – acquisiscono credibilità, le leadership si dimostrano capaci, i progetti raccolgono consenso, la partecipazione democratica cresce e gli estremismi sono emarginati».

Un’ulteriore tematica emerge sommessamente fra le analisi di Francesco Russo. Per la loro collocazione strategica, le regioni del Mezzogiorno d’Italia, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia potrebbero effettivamente – ciascuna valorizzando la propria naturale vocazione e coralmente integrandosi – alimentare e sorreggere il bacino e mercato cruciale del Mediterraneo, asse di sviluppo prioritario per l’Europa del futuro, ma anche e soprattutto nuovo baricentro per un equilibrio sociale e di pace da perseguire con impegno.

Un Mediterraneo da integrare per punti…
Tesi. L’integrazione fra i paesi del Mediterraneo passa anche attraverso i contatti diretti, attraverso la realizzazione di una rete di collegamenti fisici. Ma a causa delle inadeguatezze del sistema dei trasporti nazionale, dei limiti della pianificazione dell’Unione Europea e dello scarso grado di integrazione tra pianificazione europea e pianificazione nazionale, esiste il rischio che l’Italia resti esclusa dalle direttrici di mobilità dell’Area di Libero Scambio mediterranea.
Potenzialità
Le potenzialità di sviluppo connesse alle politiche di integrazione del Mediterraneo sono notevoli, a partire, ad esempio, dall’istituzione dell’Area di libero scambio (ALS). Il supplemento di crescita di traffico dovuto all’introduzione della Als è stimato in oltre il 16% rispetto al tendenziale.
Limiti
Per superare i limiti della pianificazione UE -essenzialmente limiti della formulazione trasportistica e territoriale – occorre integrare l’impostazione che ha condotto alla individuazione degli attuali corridoi con la pianificazione dei vari Paesi europei.
Partenariati
L’urgenza di una rete di trasporto per il Mediterraneo costituisce il fattore comune ai tre partenariati di Barcellona: il partenariato politico e della sicurezza, con la definizione di uno spazio comune di pace e stabilità; il partenariato economico e finanziario con la creazione di una zona di prosperità condivisa; il partenariato nei settori sociale, culturale e umano con lo sviluppo delle risorse umane e la promozione della comprensione tra le culture e gli scambi tra le civiltà.
Infrastrutture
L’introduzione dell’Area di libero scambio impone interventi infrastrutturali per adeguare il sistema dei trasporti italiano alle nuove esigenze di scambio che si genereranno.
Riposizionamento
L’integrazione dei trasporti e della logistica su scala internazionale può costituire per l’Italia e le sue regioni del Sud un grande obiettivo di riposizionamento storico. “Se il paragone non sembrasse troppo ardito- scrive Francesco Russo-, si potrebbe dire che le regioni del Sud stanno a questo obiettivo come il Paese è stato all’Euro”.
Approccio
Non vale l’approccio top-down. L’Unione Europea non decide, seleziona tra proposte ricevute. Devono quindi essere le istanze locali a rendersi protagoniste. l soggetti responsabili sono dunque le Regioni, quelle del Sud in particolare, ed il Governo del Paese.
Visione
Dalle proposizioni astratte, dalle ipotesi aleatorie, dal ruolo di centro del Mediterraneo che ciascun territorio del Sud rivendica per sé e per sé soltanto, si deve passare a una visione comune. Scrive Francesco Russo: “Il Mediterraneo sarà per tutti o non sarà”.
Rete
“Abbiamo bisogno di una rete- scrive Romano Prodi- perché anche gli errori o le mancanze nella rete vengono attenuati. Vige il criterio del rafforzamento reciproco l porti acquistano forza e centralità se sono sistema o Le regioni meridionali dell’Italia devono essere in rete altrimenti le loro risorse vanno sprecate la rete dei porti transhipment di Gioia Tauro, Taranto, Cagliari, è una pre-condizione per un sistema logistico”.
Mezzogiorno
“La partita che, sul piano politico, economico e sociale, è da giocarsi nel Mediterraneo, rischia tuttavia di non essere giocata per la Sicilia, la Sardegna , la Calabria sebbene in questo momento politico italiano la questione del Mezzogiorno abbia riacquistato un’importanza strategica”, scrive Carmine Capri. Le regioni del Mezzogiorno, baricentro del Mediterraneo, potrebbero- in virtù della sfida mediterranea -affrontare e vincere una loro sfida interna: limitare quel differenziale di sviluppo rispetto alle regioni del Settentrione, acclarato continuamente dagli indicatori sociali ed economici.

Un Mediterraneo da integrare contiene anche contributi di: Antonio Arcidiacono, Carmine Capri , Vincenzo Falgares, Franco Frattini e Nereo Marcucci

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